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13.3.12

TRA SOGNO, REALTA', FANTASIA: LA MAGIA DEL PRIMO BACIO SUL LAGO




Albertina Nessi


Mia madre mi portò sull'isola che avevo appena due giorni. Era una mattina
di giugno, limpida e soleggiata. Il  breve tragitto da Sala comacina all'isola
lo feci stretta fra le braccia della mamma accomodata all'interno di una
Lucia,guidata da un  barcaiolo scontroso e taciturno,l'unico che a quel
tempo faceva servizio di traghetto.

Durante la traversata non piansi un solo istante tenendo gli occhi spalancati come a voler già assorbire l’incanto della luce sul lago e il lento sciabordio dei remi nell’acqua. Non appena la barca approdò all’imbarcadero dell’isola scoppiò un applauso fragoroso che salutò il mio arrivo  con una potenza superiore a quella di un fuoco d’artificio. 
Mio padre, il Cotoletta, fingeva contrarietà, dicendo a tutti che avrei dovuto essere un maschio, ma intanto mi sollevava dalle braccia della mamma per portarmi lui stesso fino alla locanda, dove era stata allestita una culla degna di una principessa. 
Mia sorella ritrosa e  un po’ gelosa se ne stava appollaiata in cima ad una pianta dalla quale si decise a scendere per fare la mia conoscenza solo parecchie ore dopo.
Portarono subito la monumentale cesta di vimini all’aperto,  perché mio padre sosteneva che l’aria dell’isola mi avrebbe fatto crescere forte e robusta. 
Fu così credo che il tocco gentile  della breva in quel primo giorno tiepido d’estate  si fece largo tra i veli svolazzanti della culla , per fermarsi sulla mia pelle come il bacio leggero di una fata.

Quattordici anni dopo, il primo bacio d’amore arrivò direttamente dal lago, posato dolcemente ed indelebilmente sulle mie labbra da un ragazzo che nuotava con me nell’acqua limpida e trasparente che lambiva i gradini dello stesso imbarcadero.  Un tuffo dal pontile tenendoci per mano, e subito riemergendo la sua bocca si posò a sorpresa sulla mia, mescolata alle gocce dell’acqua che scendevano iridescenti sul suo volto abbronzato.  Il bagliore nei suoi occhi scuri com’è scuro solo il lago nel suo fondo si trasmise ai miei in un raggio di sole che ci avvolse luminoso in un abbraccio di gioia.
L’emozione prese a correre sulla superficie del lago come un’onda bizzarra che subito mi decisi ad inseguire con quattro forti bracciate, allontanandomi così da quel ragazzo che, senza saperlo,  stava già catturando  il mio cuore.
Quell’estate passò velocemente portandosi via con sé tutto l’oro di quel momento prezioso.  Lunghe giornate ed intere stagioni passarono,nuvole, piogge, cieli sereni e burrascosi si alternarono nello scorrere denso di nostalgia del tempo. 
Il  ricordo di quell’ unico bacio, se ne stava accucciato in un angolo della mia anima, come  spesso succede quando un sogno non vuole davvero morire.

Molti anni dopo, era un giorno fresco e luminoso di giugno, me ne stavo pensierosa ad ascoltare il rumore delle onde contro i gradini della scaletta a lago, seduta sullo stesso pontile dal quale mi ero tuffata  quella volta che un tuffo ancor più grande si era impadronito del mio cuore.  Una vecchia lucia dondolava in lontananza,abbandonata ad una  boa del lago.
Un raggio di sole prese improvvisamente a danzare sulle onde rompendosi in un luccichio abbagliante, costringendomi ad alzare lo sguardo e girare la testa verso l’imbarcadero. 
Il ragazzo dagli occhi  scuri com’è  scuro solo il lago nel suo fondo, era lì, fermo dietro me e  mi sorrideva tranquillo, come se tutti quegli anni non fossero neppure passati.
Da allora non ci siamo più lasciati.

da ALBERTINA NESSI - (Cernobbio - CO)
(autrice del libro:  “L’isola che c’era”)


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