Sergio Ancarani
Correva l’anno 1960 sul Lago di Como,e mio padre come
ormai faceva da tempo, arrivava a casa solo per il pranzo… e poi, via subito
sul suo nuovo motoscafo Molinari, a provare (così diceva lui) i migliori
assetti per andare più veloce.
Partiva dalla darsena della nostra casetta di
Torriggia, arrivava all’Isola Comacina, ci girava intorno e poi ritornava
indietro, cronometrando il percorso.
Ripeteva che era l’allenamento migliore per la mitica
“Centomiglia” che allora prevedeva la partenza da Villa Olmo, l’attraversata
del lago fino all’Isola, una lunga curva intorno ad essa, ed il ritorno a Como.
La gara era articolata su tre giri ed era molto
seguita dai villeggianti, dagli abitanti
di entrambe le sponde e soprattutto dai molti appassionati che andavano
sull’Isola per vedere la grande e insidiosa curva. Tutti salutavano ad ogni
passaggio i piloti, alzando le braccia, applaudendo o incitando. Era veramente
una grande festa.
Aveva appena comperato questo fuoribordo di Angelo
Molinari, con carena Catamar ultima novità nel campo della nautica.
Era molto contento del suo acquisto, ma c’era
qualcosa che non gli andava giù.
Lui aveva
un’idea nella testa che non corrispondeva esattamente al principio di carena
che in quel periodo andava per la maggiore.
E fu così che, nel 1962, mio padre con l’aiuto del
suo amico Adolfo, del figlio Marcello nonché del sottoscritto, ideò una nuova
carena che avrebbe permesso agli scafi di andare molto più veloci a parità di
potenza e di percorrere le curve come su due rotaie.
Si trattava di un nuovo tipo di catamarano, ancora
oggi usato anche nella massima categoria mondiale di fuoribordo corsa, la Formula Uno
dell’acqua.
Ricordo ancora la nostra casa di Torriggia tutta
tappezzata di disegni, formule, modellini fatti con lo stucco e poi con il
legno, fino allo studio completo che fu portato dal Guru di quei tempi: Angelo
Molinari.
Angelo, dopo aver guardato i disegni, ricordo che
disse: “io gliela costruisco, ma non garantisco che galleggi”. Nel 1963, dopo infiniti test, lo scafo fu
iscritto alla “6 ore di Milano”, dove
vinse dando più di due giri al secondo classificato.
Tra una gara e l’altra, mio padre usava il catamarano
anche per diporto e spesso andavamo a fare qualche gita con mia madre e mia
sorella, oppure andavamo a mangiare alla Locanda dell’Isola, dove io avevo una
bella compagnia di ragazzi della mia età, Qualche volta, ci faceva fare sci
d’acqua. Ma una settimana prima delle
gare, lo scafo doveva tornare ad essere la “macchina da gara” per la quale era
stato costruito.
Ancora oggi mio padre, Giorgio Ancarani, viene ricordato dai più attenti appassionati di
questo sport di tutto il mondo come il “padre
del Catamarano” scafo che a tutti gli effetti è nato sul Lago di Como e del
quale dovremmo andare fieri.
Una pagina importante e che ha segnato una svolta
decisiva nel settore della motonautica italiana e mondiale.
da SERGIO ANCARANI - (Segrate - MI)
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