Emilio Montorfano - (Milano)
In quella Como di tanti anni fa, degli anni ’30 per la precisione, quando la Via Milano era ancora segnata dalle rotaie di sferraglianti tram verdi, ma pochissimo percorsa da automobili, quella via che, da Porta Torre a San Rocco, incrociava la salitella del ponte sepolto del Cosia, passando oltre la chiesa di San Bartolomeo, era chiamata “ul Burgh drizz”.
Quella larga via era ricca di negozi e di laboratori di artigiani, che oggi sono purtroppo scomparsi, ma che avevano un fascino particolare per i miei occhi di bambino.
Percorrendola, magari a mano della mia bella mamma, mi sembrava di conoscere tutti come in una grande famiglia allargata ed era bello sentire le voci della gente e vedere le vetrine.
All’inizio della via, proprio sull’angolo con la piazza della Torre, c’era un cartolaio, che aveva in vetrina ambiti soldatini di gesso colorati, poi, risalendo il borgo, c’era un negozio di fiori e sementi, c’era un chincagliere e un bar, dove era facile che ci scappasse un gelatino o un dolcetto.
Subito dopo c’era un negoziante di stoffe, c’era lo studio fotografico di mio nonno e il barbiere che, di tanto in tanto, mi tagliava i capelli, raccontandomi storie fantastiche.
C’erano, poco più in là, un salumiere, che grosso e rubizzo, affettava deliziosi salumi e poi un negozio di panetteria, il cui profumo si sentiva a distanza e nel quale mi veniva regolarmente offerto un bel grissino gustoso, e un negozio di drogheria con un’attraentissima esposizione di caramelle coloratissime...
Il personaggio che, però, attraeva maggiormente l’attenzione era un fruttivendolo, il quale, tutte le mattine, grande grosso e forte come un toro, percorreva Via Milano, scendendo verso Porta Torre trascinando un grande carretto, colmo di frutta e di verdure e chiamando all’acquisto le donne con voce tonante.
“Donn - gridava - ghè chi ul frütiröö con früta e verdüra fresca.” (*)
E, mentre le donne uscivano di casa per raggiungerlo, continuava:
“Gh’è chi i bei magiuster, dulz comè ul méél, gh’è chi l’insalatina ténara, che stamatina l’era ancamò in de l’ort. Gh’è chi i mugnag fresch, i bei péér da maià inscì e da cöos, pomm lüstar per i vòstar fijöö.”
Fermo in mezzo alla via, senza smettere un momento di vantare la bontà della sua merce, pesava frutta e verdura con una stadera, avvolgendo il venduto in carta da giornale.
Questa è un’immagine che ricordo sempre, ogni volta che ritorno su quei marciapiedi, dove tutto è cambiato, sparito come il sorriso dei bottegai, che mi davano un buffetto quando passavo davanti alle loro botteghe.
da EMILIO MONTORFANO - (Milano)
n.d.r.:
(*) - "Donne, c'è qui il fruttivendolo, con frutta e verdura fresca"
(**) "Ci sono le fragole, dolci come il miele, c'è l'insalatina tenera che stamattina era ancora nell'orto, ci sono le albicocche fresche, le belle pere dell'orto da mangiare così oppure da cuocere, le mele lucide per i vostri bambini"
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n.d.r.:
(*) - "Donne, c'è qui il fruttivendolo, con frutta e verdura fresca"
(**) "Ci sono le fragole, dolci come il miele, c'è l'insalatina tenera che stamattina era ancora nell'orto, ci sono le albicocche fresche, le belle pere dell'orto da mangiare così oppure da cuocere, le mele lucide per i vostri bambini"
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2 commenti:
Sempre molto coinvolgenti i ricordi di Emilio, racconti da conservare nelll scrigno del cuore.
verissimo, Emilio è uno scrigno tutto da esplorare
Grazie Antonia del tuo commento e auguri al tuo libro che presto vedrà la luce e per il quale anche tu stai raccogliendo aneddoti, racconti e storie del nostro Lario. Attendo di vederne la copertina ed il titolo, per presentarli anche ai visitatori di RadiciLariane!
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